Stenico, la chiesa di San Vigilio, 30 Settembre 2004
 

La chiesa di San Vigilio nella storia

Scarse e frammentarie sono le notizie che riguardano la vecchia Chiesa di S.Vigilio di Stenico. Essa viene nominata una prima volta in una pergamena dell'anno 1218, che menziona come il 12 giugno di quell'anno, nello spiazzo retrostante la Chiesa, si tenne un'assemblea ove vennero discusse le problematiche inerenti i beni ed i diritti di tale Pellegrino di Stenico. Si accenna inoltre ad essa in una pergamena del 26 novembre 1321 ove si tratta di una permuta di beni siti in Stenico tra i quali diverse particelle fondiarie, di cui due situate in località La Braida. Viene altresì nominata in un legato detto "della Bona" relativo all' anno 1486, nonchè in un testamento dell'anno 1499 ove tale Giovannino Rossi di Sclemo dona alla Chiesa di San Vigilio di Stenico, una libbra di cera ed una cazza di olio. Viene nuovamente menzionata in un documento dell'8 dicembre 1512, quando il Vescovo di Arcusa, Mons. Michele Jorba, Vicario Generale del Vescovo di Trenta Giorgio di Neideck, consacrò, collocandovi alcune reliquie di Santi, due altari di detta Chiesa e li dedicò, il primo a San Vigilio ed il secondo ai Santi Filippo e Giacomo. Pochi anni dopo, nel 1520, la Chiesa viene nuovamente menzionata in un contratto stipulato fra i rappresentanti della Comunità di Stenico (Simone fu Marino Targa e Giacomo fu Nicolò da Tovo) ed il maestro intaglia­tore e scultore Giovan Andrea Olivieri di Brescia, relativo alla com­missione per la costruzione di una nuova ancona che doveva essere posta ad abbellimento dell'altar maggiore della stessa. Viene ricordata poi con maggior frequenza negli atti notarili della prima metà del secolo sedicesimo, in modo particolare nei testamenti ove il testatore esprimeva sempre la volontà che in essa gli venissero celebrate sia le esequie, che le Sante Messe

 

        

 

negli anniversari. Negli stessi documenti compaiono i nomi di alcuni cappellani che officiarono nella vecchia chiesa:

-Don Contrino figlio di Genesio de Corvis, de la torde

 Malimbert, cremonese (1497)

-Don Marcantonio figlio Domini Nascenti, de Carrestano,

 vicentino (1523)

-Rev.do Presbitero Angelo Sarallo da Sabloneto, mantovano       

 (pergamena 1531)

-Don Antonio Corradi , figlio di ser Aldrighetto Corradi di

 Stenico, trentino (1531)

- Don Camillo Collapo di Tuscolano, bresciano (1535)

- Don Pietro Rebaiiso da Parma (1540)

- Don Pietro da Gardumo, trentino (1542)

 

Nel corso degli anni 1965-1966 , effettuando i lavori relativi al rifacimento della pavimentazione interna è stata accertata la presenza di strutture più antiche, probabilmente appartenenti a cappelle di modeste dimensioni costruite in epoche diverse. È stata inoltre accertata l'esistenza di un avvolto situato sotto la navata della Chiesa al cui interno è stato rinvenuto un cumulo di ossa (si ritiene che possa trattarsi di una vecchia cripta cimiteriale). Nel corso dell'anno 1991, in occasione dei lavori di restauro della Chiesa attuale, ed in particolare nell'effettuare gli scavi per la messa in opera dei tubi di drenaggio delle acque meteoriche, sono venuti alla luce alcuni tratti del sedime delle mura di fondazione della vecchia Chiesa. Dal loro esame si è potuto appurare come l'abside semicircolare di quell'edificio fosse orientato a mattina, parimenti alle antiche Chiese romaniche e medievali. Visto che Stenico si trova lungo l'itinerario che Vigilio, vescovo di Trento, percorse nell'anno 400 nel generoso tentativo d,i portare il messaggio cristiano alla popolazione idolatra della Val Rendena, è possibile ipotizzare che un primo luogo di culto sia sorto già a quel tempo. Secondo l'opinione dello storico Alberto Gozzaldi i plutei che ora si trovano presso la cappella di San Martino nel Castello di Stenico provengono dall' altare dell' antica Chiesa di San Vigilio. Della vecchia Chiesa di San Vigili o rimane solo il campanile che conserva ancora le quattro bifore romaniche. La torre venne dotata di un orologio già nell'anno 1557 quando la comunità di Stenico concesse in affitto per tre anni una parte di malga Val d'Agola per ricavarne la somma necessaria al suo acquisto.

 

 

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